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Sostituzione di un ponte su due elementi con impianti post-estrattivi a collo intramucoso

Prof. Marco Gargari, Dott. Federico Guzzo, Dott. Mirko Martelli, Roma

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Si presenta alla nostra osservazione la paziente, di anni 55, con dolore e mobilità degli elementi 4.4 e 4.5, su cui era stato precedentemente realizzato un ponte su due elementi sottoposti a terapia canalare e ricostruiti con perni-moncone in lega biomedicale. La paziente negava durante l’anamnesi patologie sistemiche prossime o remote ed era in grado di firmare il consenso informato. Alla valutazione clinica i due elementi risultavano non recuperabili, l’elemento 4.4 presentava alla radiografia periapicale una lesione apicale di origine endodontica; inoltre il ponte 4.4-4.5 aveva una mobilità di secondo grado. Vista la necessita del recupero protesico, della eliminazione del quadro infiammatorio in atto e dell’impossibilità di un recupero mediante ritrattamento endodontico, in accordo con la paziente si opta per l’avulsione di entrambi gli elementi e la sostituzione dei medesimi con due impianti Prama, scelti per il peculiare disegno del collo.

 

Per procedere ad un inserimento implantare post-estrattivo è stata conservata in fase di avulsione la teca ossea vestibolare in spessore e altezza. Il volume osseo apicale consentiva di inserire impianti oltre l’alveolo dentario post-estrattivo e quindi di ottenere una buona stabilità primaria dopo l’inserimento delle fixture. Oltre che la larghezza, anche l’altezza e l’inclinazione della cresta alveolare e l’altezza dell’osso alveolare presso i denti adiacenti consentivano di procedere con un inserimento post-estrettivo con ottime possibilità di successo.

 

Inoltre per avere un maggiore controllo dei profili estetici abbiamo scelto come fixture implantare il modello Prama di Sweden & Martina al momento dell’inserimento; infatti, la porzione convergente consente un posizionamento sommerso dell’impianto rispetto all’aspetto linguale dell’alveolo, limitando se non evitando l’esposizione vestibolare dovuta alla deiscenza ossea. Questa versatilità di posizionamento è legata non solo alla tridimensionalità del collo dell’impianto, ma anche al trattamento di superficie UTM: la microrigatura si è dimostrata un ottimo substrato tanto per i tessuti duri quanto per i tessuti molli.

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Durante i 3 mesi postoperatori gli impianti vengono lasciati guarire con le transmucose in titanio Prama IN, che chiudono sul collo dell’impianto abbracciandone 0,5 mm e che aiutano la rapida conformazione di un tunnel mucoso spesso e sano, caratterizzato da un creeping ben visibile. Una volta che la maturazione del tessuto molle è considerata completa, si provvede alla realizzazione di un ponte definitivo avvitato in zirconio ceramica. Inizialmente la protesi ischemizza leggermente i tessuti, giacché i profili di emergenza sono stati disegnati per rifinire la conformazione ottenuta in prima battuta con le trasmucose di guarigione. Dopo una decina di minuti i tessuti molli risultano già conformati alla nuova morfologia e la paziente non riferisce alcun discomfort o fastidio. Il paziente è stato inserito in un programma di richiami di igiene professionale a 4 mesi ed è stato sottoposto ad Istruzioni di igiene orale.

 

Abbiamo effettuato follow up di controllo a 3-6-12-24 mesi. Gli impianti si presentano radiograficamente e clinicamente in salute. La componente estetica ha soddisfatto le aspettative nostre e del paziente, non abbiamo osservato processi infiammatori in prossimità dei tessuti marginali, né recessioni ossee o tissutali. 

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“Il collo convergente dell’impianto Prama si è adattato perfettamente a questi siti post-estrattivi, caratterizzati entrambi da deiscenza vestibolare. Grazie alla finitura UTM, adatta tanto all’interazione con i tessuti duri quanto a quella con i tessuti molli, non è stato necessario operare alcuna rigenerazione tissutale.”

cit. Prof. Marco Gargari

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