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Inserimento implantare post-estrattivo differito in posizione 1.1 e 2.1

Dott. Stefano Conti, Laboratorio Furlotti, Parma

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Paziente M.B. di anni 63, con pregressa malattia parodontale con grado di mobilità 2 a carico dei due incisivi centrali. Il piano di trattamento prevede l’estrazione degli elementi compromessi e l’inserimento differito di due impianti Shelta, con corone in metallo-ceramica cementate. Durante la fase chirurgica, il basso torque di inserimento implantare e la situazione notevolmente compromessa dell’alveolo in posizione 2.1, con una dimensione verticale più riassorbita di 2 mm rispetto all’alveolo 1.1 e con maggiore spazio alveolare privo di osso, ci fanno temere per l’esito favorevole della guarigione del 2.1. Si decide comunque di mantenere l’impianto in situ e si aspetta il periodo di guarigione, tenendo monitorata con particolare attenzione la progressione dell’impianto in posizione 2.1. Nonostante la nostra attenzione, come temuto, in fase di presa d’impronta l’impianto in posizione 2.1 presenta mobilità. Si opta quindi per la rimozione dello stesso e si decide di attendere altri 2 mesi per poi procedere all’inserimento di un nuovo impianto. Dato il notevole dislivello nel livello osseo in posizione 1.1 e 2.1, si opta per l’inserimento di un Prama che grazie al suo collo consente una compensazione protesica.

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“L’inserimento in una posizione biologicamente e protesicamente corretta dell’impianto Prama è stato possibile grazie alla peculiare morfologia del suo collo convergente, di lunghezza 2.80 mm e con finitura superficiale UTM. L’impiego di un impianto bone level tradizionale avrebbe richiesto l’utilizzo di tecniche di rigenerazione per compensare il difetto osseo vestibolare oppure un posizionamento più apicale dell’impianto, con conseguente difficoltà nella gestione estetica e mantenimento nel tempo dei tessuti molli perimplantari.”

cit. Dott. Stefano Conti

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